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Salute

Quando e' troppo, meglio non intervenire

  • mercoledì 08 giugno 2011

Bruciore, gonfiore addominale, mal di stomaco e tutti gli altri sintomi che spesso insorgono occasionalmente, magari dopo un pasto abbondante, posso anche, se continuano nel tempo, essere il segnale di una malattia che non va presa sotto gamba.

I medici le chiamano patologie acido correlate, per indicare che a causarle non è altro che l'eccessiva produzione di acido cloridrico all'interno dello stomaco.
Stiamo parlando della dispepsia, della gastrite, dell'ulcera peptica e del reflusso gastro esofageo, un insieme di disturbi anche molto diversi tra loro, per sintomi, manifestazioni e possibili conseguenze, ma che hanno un'unica radice in comune.
Un gruppo di malattie anche molto diverse tra loro, per sintomi e trattamenti. Hanno però un unico comune denominatore: l'eccesso di acido cloridrico nello stomaco.
Per i medici sono le patologie acido correlate.
Ecco quali sono, come si presentano e come si affrontano.

Dispepsia

E' una di quelle parole che, in sè e per sè, non dicono molto. Perché include una serie ampia di sintomi vari, che vanno dal mal di stomaco alla cattiva digestione, che possono essere cronici o recidivanti, cioè che si ripresentano spesso in determinate occasioni. Alla cui origine c'è spesso una sovraproduzione di acido cloridrico legata, spesso, ad alcuni stili di vita poco salutari, come pasti poco equilibrati, magari consumati in fretta e masticando poco. Un ruolo sembrano giocarlo anche l'ansia e lo stress. In alcune persone particolarmente sensibili perfino il consumo di alimenti fritti o molto speziati può comportare un problema di dispesia. La diagnosi viene fatta dal medico sulla base dei sintomi e dell'esame obiettivo. In alcuni casi viene prescritta una radiografia con mezzo di contrasto, una gastroscopia, un'ecografia, oppure Tac o risonanza. Le cure possono andare dai classici antiacidi, che si possono acquistare in farmacia senza ricetta, ai procinetici, anch'essi di automedicazione. Fondamentale, in tutti i casi, cambiare gli stili di vita.

Gastrite sotto controllo

Un'irritazione o infiammazione? Brucione della mucosa dello stomaco, con la comparsa di dolore o disagio nella parte superiore dell'addome. È questa, in estrema sintesi, la gastrite, che può essere acuta e occasionale, oppure cronica. In genere all'origine delle forme acute ci sono cattive abitudini alimentari quali l'abuso di bevande alcoliche, di spezie o di alcuni condimenti e cibi irritanti.
Le cure, in prima battuta, prevedono il ricorso a molecole antiacido per eliminare dolore e bruciore, come quelle a base di sodio bicarbonato e acido citrico monoidrato.
Se questi farmaci non sono sufficienti per risolvere il problema bisogna assumere farmaci che riducono la secrezione di acido da parte dello stomaco, come gli inibitori di pompa protonica, per esempio Vomeprazolo, o gli anti-H2.

Se la colpa è dello stress

REFLUSSO GASTROESOFAGEO, GASTRITE, DISPEPSIA, CATTIVA DIGESTIONE E ACIDITA DI STOMACO DIPENDONO IN LARGA MISURA DAL NOSTRO STATO PSICOFISICO. A sostenerlo ci sono ormai decine di studi scientifici. D'altra parte basta pensarci un attimo per renderci conto di quanto la psiche influenzi, nel bene o nel male, lo stomaco. C'è chi, nei momenti di tristezza, non riesce a mandare giù un solo boccone e chi, al contrario, si abbuffa a dismisura. Anche i momenti di felicità possono condizionare il nostro rapporto con il cibo. Insomma, le emozioni si fanno sentire sullo stomaco più che su altri organi.
In pratica le cose stanno così: un livello normale di stress è parte integrante della nostra vita, i problemi però insorgono quando le tensioni aumentano e ci "obbligano" a modificare le nostre abitudini di vita. Si fumano più sigarette, si saltano i pasti perché il lavoro incombe, si mangia male e in fretta, si beve troppo caffè e non si ha mai tempo per un po' di attività fisica. Tutto ciò fa aumentare l'acidità del contenuto dello stomaco, portando a sintomi e disturbi che potrebbero essere facilmente evitati facendo attenzione agli stili di vita.

Ulcera: meglio non sottovalutarla

A volte si presenta come un banale mal di stomaco, magari particolarmente accentuato, che però tende a ripetersi, con disturbi della digestione e bruciore. L'ulcera gastrica, una lesione rotondeggiante che interessa in profondità la mucosa dello stomaco, non va affatto sottovalutata perché se non è opportunamente arginata, nel tempo può portare a complicazioni talvolta molto serie.
Le cause possono essere diverse: l'infezione da Helicobacter pylori (50-65% dei casi), un microrganismo che si insedia nella parete dello stomaco scatenando una reazione infiammatoria (la gastrite) e favorendo la cronicizzazione dell'ulcera; l'abuso di antinfiammatori non steroidei (FANS), o di cortisonici che riducono i meccanismi di protezione naturale della mucosa; e a seguire il fumo di sigaretta, l'eccesso di caffè, alcol o spezie. Infine sembrano giocare un ruolo importante anche i fattori psicologici, come stress, e tensioni accumulate. La terapia varia a seconda della gravità e segue un criterio "a gradini": gli antiacidi sono il primo rimedio, se non sono sufficienti si passa agli inibitori di pompa protonica, che intervengono direttamente sul meccanismo di produzione dell'acido cloridrico, o agli anzi-H2, che bloccano il processo della secrezione acida.

Ecco chi rischia di più

È abbastanza variegato l'identikit delle persone che soffrono di patologie acido correlate. Perché altrettanto varie sono le fonti di stress che attanagliano la vita moderna.
Si va dal manager al libero professionista che per motivi di lavoro hanno ruoli di responsabilità all'interno di un'azienda o come consulenti esterni. Sono le classiche persone che non riescono a evitare di sobbarcarsi di incombenze, che fanno mille cose al giorno e che non riescono quasi mai a "staccare la spina": nemmeno quando sono in vacanza.
Poi ci sono coloro che non sanno rinunciare ai cosiddetti piaceri della vita: fumo di sigaretta, caffè, bevande gassate, cibi speziati e molto conditi. Magari non lo fanno per lo stress, ma non riescono a evitare tutto ciò che allo stomaco proprio non fa bene, anzi.
Infine ci sono le persone che attraversano periodi difficili. Stiamo parlando di quelli che sono sull'orlo del divorzio, che hanno perso il lavoro per via della crisi, che hanno appena avuto un lutto grave in famiglia. Secondo un'indagine condotta di recente dall'Università di Bologna, pubblicata sulla rivista Gastroenterologv. è dimostrato che queste categorie di persone corrono un rischio più alto del normale di incappare in un disturbo digestivo, che può essere dispepsia, cattiva digestione o reflusso gastroesofageo.

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